di Fabio Bensaja - Ormai è il cavallo di battaglia di chi fallisce, il tormentone valido per tutte le stagioni usato dalla Repubblica Sabauda per spiegare i suoi disservizi in Calabria, ed anche Cotticelli ci ha marciato sopra: in Calabria soffriamo di infiltrazioni mafiose; ed ha ragione, è proprio vero, dove manca lo Stato si infiltra sempre qualcos'altro.
Qui in Calabria abbiamo da sempre avuto uno Stato parzialmente presente, lo potremmo definire uno Stato Part-time, e non solo in ambito sanitario; vogliamo parlare del tratto di autostrada Salerno - Reggio Calabria in costruzione da cinquant'anni, la Statale 106, il doppio binario o di tutte le opere incompiute per mancanza di controlli seri ed una inesistente azione decisa da parte dello Stato? Dal Governo ai Comuni, lo Stato Italiano in Calabria è un qualcosa di vago, nebuloso, che c'è e non c'è, come se fosse una entità che appare e scompare in base a come gira il vento.
Parliamo di quella spazzatura che invade le nostre strade e che fa comodo a chi ne ha fatto un mercato trattandola come un evento straordinario così da crearne costi e favori, e non si spinge per una azione decisa verso termovalorizzatori ed altri sistemi utili alla cittadinanza?
Siamo in una regione nella quale i limiti delle competenze giustificano l'immobilismo, i confini dei mansionario festeggiano assieme ai limiti mentali. Parliamo degli sporchissimi uffici pubblici dove il livello di organizzazione è da ottavo mondo e se non hai l'amico non riesci ad avere nemmeno una semplice carta d'identità dello Stato Italiano in tempi utili?
Oppure parliamo degli edifici scolastici che, privi di manutenzione e adeguamenti, sono ridotti a catapecchie e la maggior parte non sono a norma, ed i genitori devono fare le collette per acquistare i climatizzatori per evitare che gli allievi muoiano di freddo, o le collette per la carta igienica ed il sapone?
Parliamo dei perenni lavori alla rete idrica malandata, alle vie di collegamento ed a tutti quei lavori progettati finanziati ma mai realizzati per chissà quali problemi, oppure menzioniamo i depuratori malfunzionanti che inquinano i nostri splendidi mari, o la assenza di sistemi di controllo sulla qualità delle acque potabili che ci impone da sempre di alimentare ricchi mercanti solo per potere bere senza morire?
Sono molti i disservizi ma si sa, in Calabria si può perché i Calabresi sanno comunque resistere, arrangiarsi, andare avanti, a testa bassa senza più ribellarsi, educati alla sottomissione.
O anche parliamo dei Tribunali fatiscenti che, oberati di lavoro, liberano criminali di ogni genere per decorrenza dei termini mentre si vedono spettacolari Tribunali incompiuti che potrebbero ospitare almeno il doppio del personale e garantire la giustizia?
Eh si, un muro ben fatto, ben costruito, non teme le infiltrazioni, ma uno arrangiato, costituito da personale scelto perché incapace, un muro lasciato volontariamente scompatto, si.
È questo il nostro vero problema, non la 'ndrangheta, non la politica corrotta, ma uno Stato Part-Time che agevola il peggio lasciando terreno libero dove infiltrarsi, uno Stato che ci tratta come una colonia e, di tanto in tanto, giusto per farci ricordare chi è che comanda, ci manda i suoi bacchettoni più fedeli, quei cani fedeli al suo sistema di governo in cerca di un tozzo di pane, che "scendono al sud" per insegnarci, secondo loro, come si fa; come se fossimo delle bestie ignoranti, come se non esistessero le migliori menti che brillano nel mondo e che provengono dalle nostre terre.
Ci troviamo sottomessi a dictat Romani perfino sui nomi da votare alle elezioni; ormai siamo talmente assuefatti all'essere sudditi che subiamo senza accorgercene non riuscendo a maturare una nostra libera rappresentanza. Siamo perfino costretti a istruire i nostri giovani su libri che raccontano una storia diversa, ed a continuare a vedere Comandanti ignoranti che arrivano qui come se fossero dei geni.
A proposito del Covid il Re ormai, per l'ennesima volta, è nudo; fra fantasiosi boicottaggi e negazionisti pronti all'avvicendamento, ormai è evidente che hanno deciso di sacrificare il nostro popolo Calabrese per distrarre dalle loro inettitudini sparse sull'intero territorio nazionale che viaggia non alla velocità di una supersportiva Italiana ma a quella di uno stupido monopattino Cinese.
Ormai il rischio di vedere sfilare davanti alle nostre finestre processioni di bare a bordo dei camion è alto a causa di una gestione sanitaria colpevole che, fino all'ultimo, non riuscirà a garantire il minimo essenziale. L'unica speranza è che i Calabresi continuino ad essere il popolo più virtuoso d'Europa e mantengano ancora basso il livello del contagio; perché se da noi dovesse diffondersi il Covid sarebbe una strage epocale, da estinzione.
Hanno importato il virus in Calabria in ogni modo e ci hanno scientemente lasciati disarmati inviandoci uno dei loro peggiori pupazzi per non occuparsi dei rifornimenti vitali. A nessuno dei rappresentanti è venuto in mente, in tutto questo tempo, di andare a verificare se ciò che era necessario, veniva fatto.
La "distrazione di massa" crea oggi il nemico nel nome di uno dei tanti asini governativi spedito qui per tenere la catena, non per usarla; uno dei tanti che è arrivato qui solo per stare, non per fare; e vogliono far apparire che il danno sia stata la scelta sbagliata dell'uomo e non l'effetto per tutti i Calabresi sui quali è stata sentenziata la morte.
Ed eccoci qui a stare chiusi in casa, a chiudere le nostre serrande, le nostre attività, i nostri sogni, il futuro dei nostri figli, solo perché il Governo ha voluto così; ha voluto mettere la sua firma sulla nullafacenza, quella della quale ci accusano da sempre, proprio noi Calabresi che abbiamo contribuito a costruire il mondo.
Quel che mi domando è perché molti di quei rappresentanti locali marchiati dai partiti Romani, in questa grave situazione, non trovano la forza di reagire "da Calabresi" come dovrebbero; come mai i nostri conterranei non hanno guardato e non hanno messo bocca in via preventiva per avvisare del pericolo, e sono rimasti a guardare. Come mai solo alcuni si agitano e cercano soluzioni immediate, mentre gli altri, la maggior parte, adesso che il Re è nudo, sono lì a protestare bisbigliando per "rispetto istituzionale" nei confronti di chi il rispetto non lo ricambia mai: quindi chi sono questi Calabresi obbedienti, sono dei traditori del loro popolo o cosa?
Cosa può far tollerare una devastazione economica così di ampia scala solo perché non si vuole agire contro un Governo che, di fronte ad un danno così abnorme, il massimo che sa fare è sostituire, con disinvoltura, un pupazzo con un altro della stessa specie.
Ma ciò che fa ancora più male di questa vicenda è lo sberleffo, il sentire che uno ha sbagliato perché era stato forse rapito dagli UFO e l'altro, il prossimo, quello già sputtanato per l'idiozia del bacio con la lingua, viene digerito quasi come se nulla fosse, per rassegnazione, accettando ancora una volta queste scelte che null'altro sono che segnali per imporre la sottomissione incondizionata: vuoi di meglio? Ed io, Stato, ti do ancora peggio.
Questo è un Paese che si ricorda della Calabria, di quei rompicoglioni che non la smettono mai di lamentarsi, solo quando la protesta sfugge di mano dai rappresentanti fedeli, attraverso giornalisti senza guinzaglio, attraverso irrefrenabili procuratori o quando sono gli stessi suoi fedelissimi ad averla fatta troppo grossa.
Questo è un Paese che agisce ormai evidentemente da colonizzatore; quando la farà troppo sporca scommetto che, per evitare di inviarci un forestiero incapace, nominerà l'ennesimo Calabrese incapace (esistono anche da noi) che gli faccia comodo e ci induca a pensare che se siamo ridotti così è solo colpa nostra; e nel frattempo la fuga dei cervelli continua.
Lo Stato ormai è in Calabria per lo più mediante svenduti ed incapaci pronti a tutto in cambio di un tozzo di pane.
Questo è uno Stato che per noi è sinonimo di Stato di inefficienza; un sistema governativo che si occupa di noi nei ritagli di tempo, attraverso un sistema di rappresentanze e di burocrazia che ha solo il compito di mantenerci a testa bassa; ormai è troppo evidente, ma se mai i Calabresi, abili lavoratori e menti incredibili, anziché fuggire da questa terra per non vedere più questo scempio, ritroveranno la forza di aprire gli occhi, capiranno che di solito, in tempi di crisi e ristrettezze, i primi a saltare, devono essere solo quelli che lavorano part-time e male, come lo Stato Italiano.



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