Lettera aperta al Commissario ASP Reggio Calabria dott. SCAFFIDI

Stimato dott. Gianluigi Scaffidi,

ci rivolgiamo pubblicamente a Lei confidando nel notorio ed alacre impegno profuso senza soluzione di continuità a tutela della Legalità, tema particolarmente caro al sodalizio politico che Le scrive, che ha già ottenuto un prezioso riconoscimento con la prestigiosa e qualificante nomina a Commissario Provinciale della martoriata ASP 5 di Reggio Calabria.

Alcuni accadimenti di questi ultimi giorni e le relative reazioni diffuse a mezzo stampa dai protagonisti delle vicende giudiziarie o dai loro legali, hanno attirato la nostra particolare attenzione. Da reggino, avrà infatti percepito anche Lei, come il Sindaco Falcomatà abbia accolto con giubilo degno di tutt’altra causa la sentenza del TAR sui brogli elettorali, per tentare di trasmettere ai concittadini il fallace messaggio che le recenti elezioni comunali siano state davvero il trionfo della democrazia: “ELEZIONI REGOLARI” è infatti il titolo del suo commento alla sentenza, affermando che sia stato il Tar a stabilire ciò, come se i morti, gli allettati, i molti anziani che pur non recandosi alle urne risultano tra gli elettori, come già accertato dagli investigatori, non siano mai esistiti: una vera e propria mistificazione della realtà che aggiunge sale alle ferite già aperte della nostra comunità!

Da cittadino che vive la quotidianità del territorio e, soprattutto, da attento e qualificato osservatore di quanto accade nella Sanità cittadina, siamo sicuri che Lei avrà preso atto dei toni altrettanto trionfalistici usati per informare la pubblica opinione di un’altra vicenda giudiziaria che di recente ha nuovamente interessato un’altra esponente della famiglia Falcomatà, la dott.ssa Valeria, dermatologa in servizio presso il G.O.M.

In estrema sintesi: la coniuge dell’ex Sindaco f.f. Naccari, si era rivolta due anni fa al Giudice del Lavoro di Reggio Calabria per ottenere il risarcimento dei danni e l’annullamento della procedura valutativa interna che non l’aveva vista vincitrice del conferimento dell’incarico quinquennale di Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Dermatologia e Venereologia del GOM; il Giudice del Lavoro ha solo ordinato la ripetizione della procedura valutativa interna senza riconoscere alcun danno risarcibile alla richiedente.

 Ora, da esperto quale certamente è di cose e di uomini e donne di Sanità, Lei non avrà dimenticato che la dott.ssa Valeria Falcomatà in Naccari, in precedenza, sia stata coinvolta in un’altra vicenda giudiziaria rispetto alla quale il Tribunale Penale di Reggio Calabria ebbe a dichiararla “istigatrice e beneficiaria” della indebita ingerenza posta in essere dal marito nella selezione regionale del componente la commissione giudicatrice del concorso di dirigente medico di primo livello.

Ricorderà pure, stimato Commissario, che il giudice penale ebbe a definire “sinergico” l’agire dei coniugi Naccari-Falcomatà nella realizzazione di una condotta integrante estremi di reato, poi riqualificata come abuso d’ufficio e dichiarata estinta per intervenuta prescrizione.

E la prescrizione fu dichiarata dal Tribunale penale reggino per non essere affatto emersa in dibattimento alcuna evidenza dell’innocenza degli imputati, visto che puntualmente, a pag. 92 della sentenza, il Collegio giudicante, “riconosciuta la penale responsabilità in capo agli imputati Naccari e Falcomatà”, ha evidenziato che “non emergono elementi tali da consentire un giudizio di proscioglimento nel merito ai sensi dell’art. 129 comma 2 c.p.p. a carico degli imputati”.

Sembra che il motivo per il quale la dott.ssa Falcomatà non avrebbe proposto appello sia stato la sua intenzione di non rinunciare alla prescrizione che le ha risparmiato, secondo quanto scritto dai giudici, una molto probabile condanna nel precedente grado di giudizio.

Ma la lettura della sentenza del Tribunale Penale fa luce su ulteriori, importanti ed inesplorati profili dei quali noi riteniamo doveroso mettere formalmente al corrente il Commissario Provinciale dell’ASP 5 di Reggio Calabria, perché sia fatta, come suol dirsi, piena luce.

Nel processo penale di primo grado, l’Azienda Ospedaliera Bianchi-Melacrino-Morelli infatti, dopo essersi costituita parte civile nel processo a carico di tutti i soggetti a vario titolo imputati, ha inaspettatamente ed implicitamente rinunciato alla costituzione di parte civile nei confronti di tutti gli imputati.

Nonostante per il Tribunale Penale “non è revocabile in ragionevole dubbio che i coniugi Naccari, da un lato ed i funzionari regionali, dall’altro, fossero pienamente consapevoli delle rispettive qualifiche soggettive e che, inoltre, le condotte poste in essere dai dott.ri Falvo e Guerzoni siano state animate dal dolo, intenzionale, di arrecare un ingiusto vantaggio alla dott.ssa Falcomatà: un commissario compiacente che le potesse garantire, per come verificatosi, la vittoria del concorso per dirigente medico di primo livello” (così a pag. 89 della sentenza), lo stesso Tribunale ha dovuto fare i conti con un imprevisto dietrofront dell’Azienda Ospedaliera, davanti al quale ha potuto solo manifestare sconcerto misto a disorientamento.

Infatti, a pag. 104 della sentenza di primo grado, il Tribunale ha preso atto di una volontà rinunciataria rispetto alla costituzione di parte civile nelle note depositate dal legale dell’Azienda Ospedaliera all’udienza collegiale del 25 maggio 2018: “non appare perciò dimostrato alcun danno subito dal G.O.M., così come non risulta dimostrata alcuna violazione attinente il buon andamento e l’imparzialità della Pubblica Amministrazione in riferimento al procedimento che ci occupa”.

A nostro, ovviamente sindacabile, parere quella dell’Azienda Ospedaliera è stata una condotta processuale di estrema gravità, sicuramente idonea a generare fortissimi sospetti, nella collettività che ci legge, sulla successiva mancata attivazione nei confronti della dott.ssa Falcomatà in Naccari, non solo dei poteri disciplinari, che sicuramente l’Azienda stessa avrebbe potuto e dovuto esercitare alla luce di quanto accertato senza mezzi termini dalla pronuncia del Tribunale penale, ma anche dei poteri di autotutela in funzione dell’annullamento di un concorso, che come accertato, era stato pilotato dalla postazione di assessore regionale occupata dal coniuge di una concorrente.

Le chiediamo, dunque, stimato Commissario dell’ASP 5, di accertare per quale ragione l’Azienda Ospedaliera non abbia attivato la procedura disciplinare nei confronti della dott.ssa Valeria Falcomatà in Naccari in relazione alle vicende del famoso concorso di dirigente medico di primo livello; per quale motivo non sia stato annullato quel concorso in sede di autotutela, a fronte di evidenze processuali assimilabili alla storia del Marchese Onofrio del Grillo; se la rinuncia implicita alla costituzione di parte civile dell’Azienda Ospedaliera, a pochi mesi dalla definizione del giudizio penale del 2018, possa essere o meno funzionalmente collegata alla partecipazione della dott.ssa Valeria Falcomatà in Naccari alla selezione interna per il conferimento di incarico quinquennale di dirigente medico di secondo livello (primario) bandita con avviso pubblico del 13 gennaio 2017.

Nella certezza della solerzia che La porterà a verificare scrupolosamente quanto da noi evidenziato e a segnalare prontamente all’Autorità Giudiziaria eventuali comportamenti sospetti  Le auguriamo buon lavoro e La salutiamo cordialmente.

Segreteria Provinciale di Reggo Calabria

Movimento Sociale Fiamma Tricolore


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